Momenti decisivi

Inauguriamo la sezione dell’area didattica “Momenti decisivi” con un articolo dal Maestro Gianfranco Falchetta, che già in passato ha arricchito con eccellenti contributi questo sito.
La qualità dei sei “fotogrammi” presentati (che non conoscevo) mi ha piacevolmente stupito, benché, conoscendone l’autore, l’asticella delle aspettative fosse già posta molto in alto.
Inutile dire che consideriamo questo contributo solo un primo piccolo acconto!
Per chi non conoscesse Gianfranco, ho inserito una sua scheda essenziale nel “tab” a sinistra.

Gianfranco FalchettaMomenti decisivi

Giovanni Franco Falchetta (Gianfranco)

gianfranco 2

Gianfranco nasce nel 1954 a Salerno, dove risiederà fino a marzo 1982.
Nel 1972, sull’onda del match del secolo Fischer-Spassky, si appassiona agli scacchi. L’anno successivo inizia a frequentare il circolo, diventandone quasi subito, con Martorelli, il più forte esponente.
Gli anni successivi sono caratterizzati da numerosi successi in campo agonistico – dalla conquista del primo titolo magistrale nel 1977 alla vittoria nell’importantissimo torneo (più di duecento partecipanti) di San Benedetto Po, Campionato Italiano Semilampo 1982 – e, soprattutto, dal suo impegno come animatore ed organizzatore del Gruppo Scacchistico Salernitano e dell’ARCI-Scacchi.

Il salto

È in quest’ultimo campo che Gianfranco ha dato il suo principale apporto, contribuendo in misura decisiva all’enorme salto di qualità dello scacchismo salernitano avvenuto negli anni ’70 del secolo scorso.
La comunità scacchistica salernitana era allora enormemente diversa non solo – com’è ovvio – da quella attuale, ma anche da quella che sarebbe diventata di lì a pochi anni: c’erano grande passione e tanto ingegno, ma anche basi organizzative fragili, scarse conoscenze tecniche e una discreta dose di provincialismo (un parziale spaccato dell’epoca lo trovate qui, qui e qui).
Come spesso avviene (nella Storia e nelle storie), perché sia possibile un salto è necessaria la presenza contemporanea di due condizioni: che i tempi siano maturi e che ci siano le persone giuste nel posto giusto al momento giusto. A Salerno negli anni ‘70 questa “chimica” c’è stata, generando una crescita tecnica ed organizzativa enorme nel giro di pochissimo tempo, trainata da un gruppo coeso di ragazzi entusiasti [1] di cui Gianfranco è stato il carismatico animatore.

Un cambio di visione

Una delle chiavi di questa svolta è stata l’anteporre l’amore per il sapere al risultato immediato.
È cambiato profondamente l’approccio: la vittoria sulla scacchiera non è IL fine, ma casomai la logica conseguenza di un percorso individuale e collettivo più ampio. L’obiettivo dello studio non è imparare partite e varianti, ma capire e rielaborare le idee e lo spirito di queste (e, in definitiva, del gioco), analizzandole con spirito critico e creativo. Alle varianti vengono anteposte le idee, alle mosse i piani.
Si predilige un approccio multidisciplinare, nella convinzione che le diverse sfere del sapere non debbano essere trattate separatamente le une dalle altre, “come caciocavalli appesi”.

La mutazione più profonda

Ma la crescita (tecnica ed organizzativa) è stata solo la conseguenza di una mutazione ben più profonda, di un radicale cambio di prospettiva.
La vera rivoluzione copernicana, quella da cui derivano tutte le altre, è stata culturale: con naturalezza, quasi senza accorgersene, il circolo si è trasformato da mero luogo (contenitore) di singoli scacchisti in gruppo, collettivo, comunità; non sommatoria di individui animati dall’unico (o principale) scopo di vincere una partita o un torneo, ma un insieme, un “intellettuale collettivo” che elabora, apprende, cresce nel suo complesso (con ciò determinando il progredire dei singoli).
Un’associazione, il cui il “peso specifico” è maggiore della somma dei singoli componenti.
L’onda lunga di questa rivoluzione culturale è presente nel circolo ancora oggi.

Al Nord

Trasferitosi nel 1982 in Emilia-Romagna (prima in provincia di Ferrara, poi a Modena), non ha dismesso la sua natura e formazione umana di “homo sessantottinus” che lo portava a prediligere l’obiettivo generale rispetto all’affermazione individuale. Questa propensione, anzi, è stata rafforzata anche a causa del poco tempo che gli impegni di lavoro lasciavano all’attività agonistica nella quale, comunque, ottiene interessanti successi. Due volte invitato al Torneo di Capodanno a Reggio Emilia, vince negli anni ottanta anche molti tornei semilampo interregionali. Ricordo tra gli altri risultati la performance con la nazionale italiana ICCF nell’incontro Italia-Germania (+3 =1) e in ultimo la partecipazione all’open FIDE di Ascona del 2007, dove termina imbattuto secondo ex aequo (+3 =3) con una performance elo di 2380, e un contenzioso con la federazione svizzera che per un errore non ha visto omologato il torneo.

A tu per tu con il Gotha

Nel 1982 è accompagnatore e secondo della Nazionale Italiana femminile alle Olimpiadi di Lucerna, dove avvicina per la prima volta alcuni grandi maestri che hanno fatto la storia dello scacchismo mondiale, come Michail Tal, affascinato da un finale di torri analizzato da Gianfranco insieme al Maestro Internazionale Messa dopo la sospensione della partita, e pareggiato in posizione apparentemente persa dall’Italia. Gianfranco ha poi incontrato nuovamente Tal nel 1992, nell’occasione gli rilascia una lunga e bella intervista per Tele Modena, emittente per la quale intervista anche il Grande Maestro Vishy Anand e conosce, oltre Tal, in una splendida serata commemorativa, Botvinnik, Smyslov e Spassky.
Nel 1988 arriva terzo imbattuto all’open di Castiglioncello (LI) dietro i Grandi Maestri Garcia Palermo e Mark Tajmanov, musicista come Gianfranco, e col quale ha occasione di rivivere, attraverso i suoi ricordi, il match con Fischer.

Anni ‘90

Nel 1990 organizza a Modena un torneo a squadre su due scacchiere, nel quale le rappresentative delle città emiliane (Modena, Parma e Reggio Emilia) si confrontano con una selezione sovietica formata dal Grande Maestro Aleksej Stepanovič Suėtin e dal Grande Maestro 2 volte Campione del Mondo ICCF, Tinu Yim di Tallin. La squadra di Modena formata da Tirabassi e Falchetta è l’unica a non perdere l’incontro diretto e senza sconfitte individuali, ricevendo i complimenti di Suetin per l’ottima qualità del loro gioco.
Dopo il torneo Suetin e Yim si trattengono ancora a Modena e sono spesso ospiti di Gianfranco, avendo occasione di parlare a lungo sulle differenti abitudini dei popoli dell’Est Europa rispetto all’Occidente, a quel tempo anche più marcate di ora, stringendo un’amicizia che viene cementata da alcune bottiglie di vodka e da una profonda commozione al momento della partenza.
Le coincidenze nella vita, anche scacchistiche, davvero sono sorprendenti, infatti proprio Tinu Yim (Tonu Oim in estone) ha giocato e vinto la finale del Campionato del Mondo ICCF del 1977, la stessa giocata da Giorgio Porreca. Gianfranco mi ha solo accennato ad alcuni aneddoti davvero molto interessanti di queste sue esperienze, e spero che presto avremo modo di averlo tra di noi affinchè possa proporceli.
Oltre che con il circolo di Modena, Gianfranco collabora anche con il circolo di Reggio Emilia, facendo parte ripetutamente della squadra a tavolino del Circolo Ippogrifo, con diverse partecipazioni alla fase finale, ottimi piazzamenti in Serie A, e la qualificazione alla Coppa dei Campioni nel 1994.

Trainer

Negli anni ’90, ha intensificato l’attività di istruttore, di pubblicista (firma due libri in inglese con la S1 Editrice di Bologna, sulla Difesa Keres e sulla Variante di Cambio della Spagnola) e di trainer. In quest’ultimo campo ottiene risultati particolarmente lusinghieri, contribuendo in modo determinante (in quegli ultimi anni in cui l’assistenza informatica non aveva ancora stravolto il gioco per corrispondenza):

  • come “secondo” del M° FIDE e Grande Maestro per corrispondenza Maurizio Tirabassi, vincitore nel 1984 della semifinale del Campionato Italiano a tavolino e due volte Campione Italiano ASIGC (1982/1984 e 1985/1987) nonché finalista della 24a Finale del Campionato Mondiale 2009-2011. Risultato raggiunto da pochi italiani, tra cui il Maestro Giorgio Porreca come sopra ricordato, un’altra coincidenza, quasi un passaggio di testimone in sua memoria.
  • Riegler_Falchetta-1

    Riegler e Falchetta al Quirinale

    nel suo ruolo di trainer ufficiale della FSI di Alessandra Riegler, portandola prima alla conquista per ben quattro volte del titolo di Campionessa Italiana a tavolino, e poi all’impresa storica della conquista del titolo mondiale femminile per corrispondenza (primo titolo mondiale italiano mai conquistato in campo scacchistico e oltretutto da una scacchista non di scuola sovietica , unica campionessa mondiale per corrispondenza non di scuola sovietica) nell’anno 2005, ricevendo per questo la meritata onorificenza di Cavaliere dello sport dal Presidente della Repubblica Napolitano.

Interessante la strategia suggerita alla Riegler da Gianfranco, per aggirare ed approfittare delle analisi troppo computerizzate delle avversarie, che in quegli anni lasciavano ancora spazio alla mente umana, come rivela una interessante, lunga e profonda analisi di Gianfranco, pubblicata dall’Italia Scacchistica, che speriamo di poter presto ospitare sul nostro sito.

Maestro

Alessandra Riegler ha lasciato molte testimonianze della riconoscenza che prova nei confronti di Gianfranco, e non solo per i suoi meriti scacchistici. Recentemente ha affermato alla stampa: “Gianfranco è una persona splendida, e un giocatore eccellente, non sono mai riuscita a batterlo”. In un’intervista rilasciata dopo la conquista del titolo la neolaureata campionessa mondiale ha dichiarato:

Falchetta GiovanniLa persona a cui debbo di più per la qualità della mia preparazione è il Maestro della FSI Giovanni Franco Falchetta. lo ho sempre apprezzato molto lo studio accurato delle idee che ho svolto con lui e gli eccellenti consigli ricevuti sui libri da studiare. Più della sua profonda didattica però, è stata per me una grande ispirazione condividere il suo amore per la conoscenza più che la finalizzazione agonistica dello studio. Ciò mi ha permesso sempre una grande tranquillità e serenità di giudizio durante gli eventi agonistici, traendo anche maggiore piacere dalla pratica del gioco. Dal momento che io non sono mai stata una persona ambiziosa, questo approccio è stato sicuramente molto utile per il raggiungimento dei risultati che ho ottenuto, anche per questo è stato un buon maestro per me.

Anche per me.

Agostino Braca

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[1] Un’idea di quello spirito la si può ricavare dalla lettura del Bollettino ARCI-Scacchi n. 1, dell’aprile-maggio 1978. Da notare l’elevata qualità dei contenuti, che stride con la fattura “spartana” del ciclostilato (le fotocopie costavano troppo!) con i diagrammi completati con timbri (un timbro per ogni pezzo, copia per copia).

[2] Dopo il trasferimento, resta un forte legame con il circolo di Salerno, specialmente nei primi anni, che si concretizza nei numerosi contributi tecnici inviati di cui continuavamo a beneficiare, nel partecipare assieme a numerosi Festival sparsi per l’Italia e nello storica performance del 4° posto assoluto nel Campionato Italiano a Squadre del 1983.

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